mercoledì 4 novembre 2015

MONACI MEDIEVALI - LA PRIMA LINGUA DEI SEGNI

Quanto ho amato, e amo ancora, questo libro? "La vita quotidiana dei religiosi nel medioevo" di L. Moulin.
Senza fare troppi giri di parole, vi rimando ad alcune delle parti del libro che hanno maggiormente attirato la mi attenzione, nel 2007, quando firmavo le copertine interne con nome e anno (aggiungendoci anche il motto di Jan Van Eyck).
...dentro ci ho trovato un segnalibro dei Tokio Hotel, ma questa è un'altra storia.

"...Le raccolte delle consuetudini impongono il silenzio più completo in chiesa, in refettorio, nel dormitorio e nel chiostro [...] la vita comunitaria esige in ogni caso qualche scambio di parole: per non mancare l'obbligo del silenzio, si ricorrerà o alla tavoletta ricoperta di cera che i religiosi portano alla cintura, o alle dita delle mani."

Spesso si ricorreva all'uso di gesti che variavano di ordine in ordine, e spesso anche tra un'abbazia e un'altra. I gesti indicavano parole di uso comune e necessarie a comunicazioni di servizio. Il vocabolario comprendeva i nomi di alcuni alimenti (purtroppo ci è giunto poco: mignolo sul pollice significava mostarda ad esempio), sentimenti, luoghi e persone (per indicare il bambino ci si portava il mignolo alla bocca, per indicare un confratello ci si toccava l'abito, per indicare un maniscalco ci si tiravano due ciocche di capelli a mo' di briglie ecc.). I segni venivano inoltre combinati fra loro per dare vita a espressioni più complesse.
Questo linguaggio che nacque come semplice modo per comunicare informazioni urgenti senza violare la regola del silenzio, si andò via via ampliando e perfezionando, di modo che in refettorio avvenivano vere e proprie conversazioni a gesti. Il tutto era paragonabile all'attuale linguaggio dei segni.
Stando alle testimonianze di alcuni visitatori, qualche volta pareva scappassero anche parolacce...



Nessun commento:

Posta un commento